Alla luce di una bugia

Gli specchi ci duplicano. Gli spiriti più temerari vi si accostano, arsi da un’antica sete, vagabondi in un mondo che continua a ritornare sotto nuove forme. Se il riflesso che ci sovrasta s’impone al nostro cospetto non possiamo fare a meno di seguire la nostra vera figura.

Chi è Jason D’Argot? Se il nome non lo consente possiamo rivolgerci agli indizi nascosti nella sua storia, a meno che il nome non sia una porta e il nostro incantesimo una chiave.  Il mistero aleggia attorno al romanzo de La Bugia dell’Alchimista, edito da La Lepre edizioni e curato da Maria Fiammetta Iovine. La narrazione si snoda attraverso due storie, due figure assorbite dallo stesso destino. Cristina e Lisbetta sono strettamente legate l’una all’altra, la loro inspiegabile e innata ricerca, il loro cammino verso una direzione ben precisa, la loro determinata volontà a comprendere qualcosa di essenziale e nello stesso tempo di spaventosamente inaccessibile sono elementi propulsori di tutto il romanzo, come di tutte le storie ben raccontate. Entrambe sono animate da un ardore senza nome, una sete incommensurabile che disegna le loro esistenze, nonostante a dividerle vi siano una manciata di secoli. Le vicende avanzano attraverso sentieri impervi ed enigmatici, costellati di coincidenze e déjà vu. Non un semplice gioco di rebus, ma un travaglio onirico, centellinato da colpi di scena e balzi all’indietro. Fondamentali sono gli incontri e le relazioni tra i personaggi, le loro ‘comparse’ nel luogo giusto e al momento giusto. Il percorso che viene affrontato dalle due donne è un cammino circolare, velato da maschere e messinscene. Il gran teatro del mondo si articola per dare vita al vero, poiché solo sotto mentite spoglie si svela l’arcana unione tra gli individui. Tramite una bugia il marchese Palombara illumina trasversalmente un sogno.

Il romanzo descrivere numerosi luoghi romani, ce li mostra sotto una luce diversa, una nuova carica energetica riveste i monumenti, i palazzi, le piazze. Ciò che suggerisce tutta la storia è di ‘vedere’,  cercare di vedere la città reale, scrostare la patina di false credenze che ammutolisce le pietre eloquenti. Ricostruire un periodo fluente reinterpretandone la grammatica originaria.

Il carattere giocoso della ‘caccia al tesoro’ che sostiene e invoglia alla lettura non toglie nulla ad un aspetto meno evidente e non per questo meno presente nel testo. Le implicazioni psicologiche dei personaggi fanno trasparire un’inclinazione verso la meditazione introspettiva, c’è un’evoluzione in termini di conoscenza interiore, l’attesa, il confronto con l’altro, la fiducia e il coraggio nell’affrontare la propria storia personale. Il monito ricorrente nel testo è che la soglia, qualsiasi essa sia, deve essere varcata alla luce di una bugia e con una guida speciale. La meta è già all’inizio del percorso, si trova all’interno della visione completa di quel riflesso allo specchio.

La prosa è fluida e ariosa, eppure non manca di essere preziosa in alcuni punti, dove una nota di lirismo evoca e ricostruisce un’atmosfera di sospensione, abilmente restituita dall’autore. Il libro può leggersi non solo come un avvincente romanzo che con un volo leggero e suggestivo ci cattura rendendoci partecipi dell’enigma da sciogliere, ma anche come un compendio di numerose nozioni ermetiche. Nel testo vediamo dipanarsi un susseguirsi di citazioni  inerenti alla prodigiosa avventura alchemica, che potrebbero aprire nuovi sentieri alle menti più curiose.

Il romanzo di Jason D’Argot contiene al suo interno un’altra opera che ne costituisce il pilastro, La Bugia del Marchese Palombara e di riflesso la costruzione della Porta Magica. L’ardito marchese sogna che la fenice un giorno possa risorgere, come le carte che dal fuoco ritornano alla memoria. I simboli scolpiti sulla Porta di Villa Palombara racchiudono il senso dell’arcanum arcanissimum, Massimiliano ne è figura chiave, uomo umile e nobile nello stesso tempo, incline al sorriso sulle cose.

“Uno dei tratti che amava particolarmente del marchese era quella capacità di non prender mai nessuno, nemmeno se stesso, troppo sul serio. E questo non per irriverenza, bensì per saggezza, dacchè quanto più ci si eleva nelle occupazioni dello spirito, essendo l’alchimia tra queste, tanto più è d’uopo imparare a star al mondo non come se ci appartenesse, ma come ospiti e servitori della grazia divina. Questo è null’altro era il senso del sorriso ermetico, anche quand’era rivolto a ciò che è di più sacro”.

 

Graziana Garofalo

 

 

 

Titolo: La bugia dell’alchimista

Autore: Jason D’Argot

Curatrice: Fiammetta Iovine

Editore: La Lepre

Anno: 2014

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