Sono sceso dal piroscafo – non ricordo più quante volte – ma ogni volta accade la stessa cosa. Il bagliore lunare si miscela alla nebbia e crea una coltre opalescente. Me ne lascio avvolgere mentre cammino sul molo deserto. I sonagli d’argento delle imbarcazioni ormeggiate tintinnano nell’aria intorno. Mi fermo, mi guardo intorno, la falda del mio cappello disegna una linea d’ombra sul viso. Sono esausto, continuo a ripetermi un nome e una storia, per non dimenticare. Sono sceso dal piroscafo infinite volte, ma non ricordo più da dove sono partito. O forse sì.

Vengo da un romanzo, ci credereste? Sì, sono un personaggio fuori tempo, fuori legge, fuori luogo, fuori testo, fuori rigo. Mi aggiro come uno spettro tra un episodio e l’altro all’interno di altre storie. Cambio spesso trama, mi travesto, spiffero indicazioni, mi lascio sedurre dalla vertigine di creare un romanzo che possa continuare sempre altrove. Come sono finito qui – adesso – è un mistero. Tuttavia, già che ci sono, mi scrivo.
Quella volta ero seduto al bancone del bar giù al porto, un ragazzino con un berretto sugli occhi e le mani sporche di fuliggine mi aveva consegnato una lettera. – “Signore, la manda un amico”. Non feci in tempo a buttar giù il mio terzo whisky che il ragazzo era già sparito. Rimasi col bicchiere vuoto da una parte e con la lettera in mano dall’altra. Quella busta ruvida al tatto, era bianchissima, quasi abbagliante. Uno strano simbolo segnava la goccia rossa di ceralacca con cui era sigillata. La misi in tasca, e continuai a bere e a pensare agli eventi rocamboleschi e inquietanti che in quei giorni mi stavano accadendo. In quel capitolo di quel romanzo, ero sopraffatto da un presentimento sinistro, così decisi di andare a bere giù al porto. Credo si trattasse della scoperta di qualcosa che non andava scoperto, o dell’assenza radicale e improvvisa di qualcuno a cui volevo bene. Ai tempi non capivo. E iniziai a detestare il mio lavoro d’investigatore. Pensavo di essermi cacciato in un guaio enorme. In ogni caso, decisi di non leggere quel messaggio, non volevo sapere. Ma adesso, voglio farlo.
Sono sceso dal piroscafo infinite volte, e infinite volte ritrovo la via di casa. Rifarò il percorso per arrivare al punto cruciale, alla ennesima biforcazione prodotta dal mio volere, perché chi mi ha scritto tanto tempo fa – un’autrice a me ignota – mi creò con la facoltà di poter cambiare il corso della storia ogni volta che lo ritenevo opportuno. E adesso in questo luogo blu – quel messaggio – voglio leggerlo. Basterà ritornare al punto esatto, il momento in cui esitai ad aprire l’incarto. Ed eccomi qui, ad avvertirla ancora una volta quella dannata paura che mi correva nelle vene. Ma ora voglio imbrigliarla con un gesto deciso, guardarla bene di traverso e tirarla giù, come il bicchiere vuoto che batto sul bancone.
Vedo il mio riflesso allo specchio tra bottiglie e bicchieri, le luci calde e tenui del locale smaterializzano le superfici. Il mio viso mi appare distorto e allucinato, continuo a fissare la porta girevole da cui a breve entrerà il monello con il messaggio. Attendo. Eccolo lì, è entrato, ma stavolta lo tratterrò più a lungo. Un rumore sordo proveniente dalla strada mi distrae, lo perdo di vista, vedo la lettera lampeggiare sul bancone.
Sono sceso dal piroscafo infinite volte, ma ogni volta il mio intuito mi suggerisce nuove piste da seguire. Di certo so che – se avessi letto prima quella lettera – non sarei qui a scrivermi. Sarei scomparso, disintegrato in mille pezzi. Il vento, sollevandomi come polvere solare, viaggiando sopra l’Oceano mi avrebbe condotto lontano e in fine, mi avrebbe seminato in un mondo nuovo: l’antico e misterioso continente da cui provengo.

Tuttavia adesso, la nave in cui mi trovo è appena salpata, e mentre godo all’inebriante vista di un tramonto viola, mi persuado che la mia intricata natura cresce e si trasforma con ciò che si racconta. Pertanto, non mi resta altro che inventarmi ancora una volta e, finché durerà l’inchiostro, scoprire dove mi condurrà il viaggio.
Graziana Garofalo
Bel racconto, nella forma e nei contenuti
Molto misterioso Gordon. Dal racconto ho capito che lui è un personaggio di un romanzo che inizia ad avere coscienza di sé e quindi si racconta, si scrive appunto. Si potrebbe anche interpretare come un investigatore che riesce a viaggiare nel tempo, perché ho letto che riesce a rivivere certi momenti più volte per poterne cambiare il corso.
Mi è piaciuto molto la descrizione dei dettagli dell’ambientazione. Questo mix di gotico e noir è molto interessante.
Bello davvero, mi ha intrigato.