Il mondo nuovo

“Puntò il piede sulla vanga e la conficcò fieramente nel terreno duro. “Ciò che sono le mosche per i bambini crudeli siamo noi per gli Dei; essi ci uccidono per il loro divertimento”. Un nuovo tono; parole che si proclamavano vere, più vere in un certo senso della loro stessa verità. Eppure quello stesso Gloucester aveva chiamato gli Dei sempre amabili. “D’altra parte il meglio del suo riposo è il sonno, e tu te lo procuri spesso da te; tuttavia temi, hai una paura folle della morte, che non è niente di più.” Niente di più del sonno. Dormire. Sognare forse.

La vanga urtò contro un sasso; egli si chinò per raccoglierlo.

E poi questo sonno della morte, quali sogni?

Un ronzio sopra la sua testa era diventato un rombo; e improvvisamente ci fu qualche cosa tra il sole e lui. Egli guardò in alto, sobbalzò fuori dal suo vangare, fuori dai suoi pensieri; alzò gli occhi in uno sbalordimento abbacinato, mentre il suo spirito errava ancora nell’altro mondo più vero della verità, ancora concentrato sulle immensità della morte e della divinità: alzò la testa e vide, in alto e vicino, lo sciame dei velivoli volteggianti. Arrivarono come delle cavallette restarono sospesi, discendevano tutt’attorno a lui nella brughiera.”

Aldous Huxley, Il mondo nuovo

foto: Escher, Mano con sfera riflettente

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