Cara Mary

Non avere altro che un foglio bianco per far piovere un messaggio all’altro. Sorridiamo al solo pensiero di dover scrivere su carta una qualsiasi comunicazione, sprofondiamo in una dimensione antica, il tempo si dilata: la composizione e la trasmissione diventano due momenti d’attesa.

Anche negli epistolari di grandi scrittori vi è un quid che non traspare nella loro scrittura creativa. Interessante, a tal riguardo è la scelta de I Pacchetti, l’originale collana de L’Orma editore, che comprende diversi epistolari di celebri autori, tra cui anche quello di Mary Shelley. Quest’ultimo è un’occasione per conoscere più da vicino i preziosi frammenti di un’esistenza impareggiabile, un’esitenza sopra le righe, un’avventura romantica.

Il nome Mary Shelley è indissolubilmente legato a quello di Frankenstein, nome con cui spesso si designa il mostro del noto romanzo, ma che in realtà fa riferimento al nome dello scienziato, giacché la Creatura è senza nome. Le interpretazioni sono innumerevoli, ma di sicuro la mancanza del nome rappresenta un indizio rilevante. La Creatura è un escluso, un reietto, un essere abominevole e detestato dagli uomini, un essere diverso, un essere temuto e tenuto a distanza. Se consideriamo che l’autrice del romanzo è una donna, una donna del diciannovesimo secolo che si occupa di letteratura, possiamo avanzare un parallelismo. Le profonde solitudini e i dolori del mostro fanno da specchio a quelle di Mary, donna dai grandi slanci artistici, che coltiva il proprio talento con risolutezza e orgoglio, opponendosi al conformismo del proprio tempo. Nonostante Mary provenga da una famiglia speciale (il padre era William Godwin, maestro di tutti i pensatori radicali e rivoluzionari d’Inghilterra, la madre Mary Wallstonecraft, considerata la fondatrice del femminismo liberale) che le diede modo di istruirsi e di frequentare un ambiente intellettuale molto vivace, la giovane scrittrice risente comunque degli effetti di ‘una ghettizzazione’ in una società letteraria costituita da soli uomini. Ecco, dunque, la somiglianza con la Creatura esclusa. Nelle sue missive Mary non fa quasi mai riferimento alla sua scrittura, sorvola sulle questioni legate al suo lavoro, sintomo questo che ci lascia intendere la delicata questione della condizione femminile nell’ambito dei circoli intellettuali e non solo.

Il titolo dell’epistolario, I miei sogni mi appartengono, vuole sottolineare l’energia e la determinazione di una donna che ha scelto di vivere un’esistenza incandescente e appassionata, una scelta che si pone al di là delle dinamiche sociali, perché vuole superarle e metterne in luce le opportunità. Dalle lettere emerge soprattutto l’intensa storia d’amore con il poeta Percy Bysshe Shelley e con gli amati amici ‘la cerchia degli eletti’, come Mary stessa definì. Le lettere ci rivelano la sfaccettata personalità della scrittrice, la sua sensibilità, l’ironia, l’entusiasmo, la tenacia, ma soprattutto la volontà di farcela nonostante i momenti bui, che furono numerosi e segnarono la sua esistenza dall’inizio alla fine. Mary conosceva bene l’ombra, il suo stile e il suo immaginario ne mostrano il profondo contatto. La scrittura non era solo un mezzo d’espressione e di liberazione, disperato e appassionato, ma una vera lotta contro le avversità del destino. L’autrice incarnò perfettamente gli ideali del romanticismo, la sua esistenza assomiglia a una fiamma che divampa e brucia nell’istante, senza temere le tenebre attorno, senza mai lasciarsi affievolire dai pregiudizi e dalle sventure. Tutta la sua intera giovinezza fu costellata da momenti epici, la fuga d’amore, i viaggi, gli studi, gli incontri fortunati, tutto era frutto di una volontà forte, la volontà di una libera pensatrice che cercava di guardare oltre, evidenziando gli aspetti luminosi di una rinnovata femminilità.

Per Mary la sfida del vivere si fondava su quei valori che la giovinezza romantica rivendicava con ardore: “la felicità come un dovere, l’amicizia come una religione e l’esistenza tutta come un esperimento di libertà, coraggio e responsabilità.”

 

Graziana Garofalo

 

 

 

Titolo: I miei sogni mi appartengono

Autore: Mary Shelley

Editore: L’Orma

Anno: 2015

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